Tornare selvaggi

Pierino Porcospino

Cosa c’è nella scatola del Festival delivery / Cartoline

Pierino Porcospino, edizione italiana di Struwwelpeter, ovvero lo spettinato Peter, fa la sua prima apparizione nel 1845, scritto e illustrato dallo psichiatra francofortese Heinrich Hoffmann. Dieci brevi storie in versi, corredate da immagini, che raccontano le trasgressioni, severamente punite, di altrettanti personaggi.
I protagonisti delle storie fanno quello che ogni bambino vorrebbe fare: succhiarsi i pollici, accendere i fiammiferi, non mangiare la minestra, camminare guardando per aria, non farsi tagliare unghie e capelli.
Il libro esercita da subito una fascinazione imprevista su bambini e adulti nonostante l’abnorme crudeltà e orrore delle storie. La ribellione alla legge degli adulti nonostante le spaventose conseguenze è uno degli elementi del successo del libro e della figura raggiante di Pierino Porcospino. Ma anche la capacità di mettere in scena, con prodigiosa efficacia narrativa e iconica, il proibito.
Struwwelpeter, Pierino Porcospino, dal suo piedistallo, dalla copertina di un libro del 1845, ancora oggi ci ricorda che ogni tanto possiamo rinvenire, dentro l’ordinato adulto che siamo diventati, il nostro enfant savage, il nostro feral child.
Ritrovare il tempo di quando eravamo dei bambini: un tempo disteso, intenso, poroso, aperto, disordinato, un tempo in cui le distinzioni tra pulito e sporco, conforme e diverso, normale e mostruoso, non erano ancora contemplate.
Struwwelpeter, Pierino Porcospino, dal suo piedistallo, ci dice guardami!
Anche se sei un adulto che ha addomesticato i suoi pensieri selvatici, dentro di te c’è ancora un bambino con una foresta al posto della testa, e come un bambino ancora puoi spingerti a esplorare i margini selvatici del tuo mondo e della tua mente.
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