Plutone
performance site-specific
ELISABETTA CONSONNI
Giovedì 7 novembre | ore 19.30

Plutone è una composizione coreografica che esplora e provoca le relazioni centrifughe e centripete di tre corpi in movimento orbitale e costante nello spazio, una riflessione sulla cooperazione e la delicata fragilità dell’armonia, sulle musiche della compositrice Aftab Darvishi. L’interazione tra i corpi in movimento genera un paesaggio ipnotico e celeste, una serie di evoluzioni concentriche punteggiate da incontri effettivi e potenziali, tensioni attrattive e repulsive. Il paesaggio coreografico di Plutone è un paesaggio armonico, un sistema di precisi contrappesi e distanze: i corpi in movimento sono infatti al tempo stesso centro gravitazionale e satelliti, legati l’un l’altro da una duplice e dialettica dipendenza. Nessuno prevale, nessuna forza si impone sull’altra pena uno scontro fisico o una rottura dell’armonia.
Plutone, astronomicamente, ruota ai margini del sistema solare come pianeta non pianeta ma al contempo ha una densità tale che influenza la rotazione di Urano e Nettuno. Ha un periodo orbitale di 248 anni, quindi impiega tanto tempo prima di avvicinarsi. Plutone, astrologicamente, rappresenta il potere in tutte le sue forme soprattutto quelle occulte, magiche, nascoste, quelle che chiedono all’io di lasciar andare tutti i bisogni di apparire, tutte le illusioni di potere sugli altri e tutte le false strutture e i falsi obiettivi. Plutone è individualità nella collettività. Plutone deve distruggere per rigenerare.
Plutone vuole essere una critica astratta alle gerarchie e alla prevaricazione come elementi costitutivi dell’organizzazione sociale e allo stesso tempo una rappresentazione contemplativa di un nuovo modello dove individualità planetarie e collettività sistemiche si compenetrano l’una con l’altra trasformando il conflitto in energie cinetiche trasformative. Un’utopia possibile, un ordine simbolico paritario e collaborativo, generato attraverso il filtro del femminile come posizionamento antitetico alla dualità oppositiva dei rapporti di potere.

Elisabetta Consonni: coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali. Tesse reti di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero.
Da una formazione in danza e cultural studies in Italia, Londra e Rotterdam, la sua ricerca utilizza la coreografia, organizzata in formati sempre nuovi, come strumento per far accadere spostamenti di attenzione, far emergere relazioni e provocare ribaltamenti di narrazioni . Dal 2013 comincia ad interrogarsi sullo spazio urbano come luogo di incontro e conflitto tra corpi e norme. E’ direttrice artistica di Festival ORLANDO dal 2024.